Un fiocco bianco ad un retrovisore rosso, sugli scali Saffi.
Un cono gigante di “Gelato italiano”, in via Magenta.
Un cartello di lavori in corso rovesciato...
Un cancello di ferro davanti ad un portone in via Oberdan.
Non lontano dal cancello, una piccola Madonnina.
Avrete già visto questo congegno, probabilmente in qualche film: si chiama telegrafo di macchina ed era usato sul ponte di una nave per richiedere una determinata velocità alla sala macchine.
I due quadranti differiscono solo nella lingua, ma “avanti” si trova a sinistra in quello di sopra ed a destra in quello di sotto.
Sullo stesso palazzo di piazza Cavour dove si trova l'immagine di Ercole Labrone, possiamo vedere un altro bassorilievo che rappresenta Santa Giulia, la patrona di Livorno. Ci sono diverse versioni del martirio della Santa in Corsica, ma sembra che in segfuito alcuni monaci della Gorgona portarono il suo corpo in un sepolcro sull'isola. Nel 762, Desiderio, re dei Lombardi fece rimuovere i suoi resti nell'abbazia benedettina di Brescia.
La banderuola della chiesa di San Giovanni, una rappresentazione del santo mancante dal post su Giovanni Battista.
Il profilo di Giuseppe Mazzini, dal suo busto in “Piazza Mazzini”.
Il monumento a Giovanni Fattori in largo del Cisternino, visto di spalle.
Durante una giornata ventosa nel Porto Mediceo, può capitare che dei passerotti si avvicinino in cerca di riparo o di cibo. I pescatori, di solito, sono ben provvisti di vermi e qualche volta ne gettano qualcuno agli uccellini.
Di solito non porto vermi con me e questo non mi ha mai creato problemi, fino a stamattina... (Foto scattate il 26 aprile)
Un paio di figurine di porcellana Lladró in via Ricasoli, la prima è una “Bimba con bulldog francese”.
L'altra è una farfalla, ma si chiama “Un momento di riposo”.
Giuseppe Micali (Livorno 1769 - Firenze 1844), fu uno storico ed archeologo, autore de “L'Italia avanti il dominio dei Romani” (1810) e della “Storia degli antichi popoli italiani” (1832).
La sua statua, scolpita intorno al 1862 dal concittadino Giovanni Paganucci, fu collocata originariamente presso il Liceo Niccolini. Fu spostata nel cortile del Palazzo di Giustizia nel 1918.
Un leone alato, il simbolo di San Marco evangelista, contrassegna gli edifici di proprietà delle “Assicurazioni Generali”, la più grande compagnia assicurativa italiana.
Sul libro si leggono le parole “Pax tibi, Marce, evangelista meus” (Pace a te, Marco, evangelista mio).
Sapevate che Livorno è stata fondata da Ercole in persona? È ovviamente una leggenda, ma abbiamo comunque un bassorilievo del semidio su un palazzo in Piazza Cavour.
Alcuni pagaiano per divertimento,
altri vogano per sport,
molti escono in barca per trascorrere una giornata di sole in mare.
Via San Giovanni fu per molto tempo la via Maestra del villaggio di Livorno, molto tempo prima che i Medici pianificassero la loro città ideale. Anche su un vicino palazzo del periodo post-bellico si trova un mosaico che ritrae il santo nella sua posa caratteristica.
L'entrata laterale della chiesa di San Giovanni Battista, costruita nel XVII secolo, con un'altra immagine del Battista. Qui si trovava l'ingresso principale della chiesa più antica (1256) che ha dato il nome alla via stessa.
Di fronte all'odierna entrata principale della chiesa su via Carraia, in una nicchia d'angolo con via San Giovanni, troviamo un'altra statua del Battista in una variante quasi comica della posa tradizionale.
Una strana struttura si è materializzata in piazza del Municipio: è chiaramente incompleta e ha probabilmente a che fare con i turisti delle navi da crociera.
L'illuminazione temporanea sugli Scali Saffi (a sinistra) è in corso di sostituzione con qualcosa di più promettente (a destra). Fra non molto avremo dei lampioni veri...
Dettaglio di una barca di legno nel Fosso Reale.
Il Palazzo dell'Aquila Nera visto da “Piazza Cavour”.
Tre gabbiani nel Fosso Reale.
Un forklift parcheggiato sottobordo al “Moby Freedom”.
Bottiglie vuote di birra (e una d'acqua) in piazza Mazzini.
Questi uomini in tuta bianca si trovano proprio sopra il lucernario del Mercato Centrale, nel cestello di un imponente elevatore telescopico. La tenuta è giustificata dal fatto che probabilmente stanno controllando lo stato del tetto, fatto di lastre di Eternit.
L'elevatore è parcheggiato su un lato del Mercato Centrale.
Un collega, dal basso, sta manovrando il braccio con attenzione.
