Il toponimo fu citato per la prima volta in un registro ecclesiastico del 891 e deriva da “Trebbio di Aldule”, dove trebbio è un'antica forma di trivio, ovvero l'incontro di tre strade. La prima di queste strade portava a Salviano ed alla Via Aemilia Scauri, la seconda costeggiava l'antico Porto Pisano, mentre la terza portava ad est, verso il mare ed il piccolo villaggio di Livorno. Sembra che questo fosse il luogo dove fu costruita la prima chiesa dedicata a Santa Giulia, la patrona di Livorno. Una lapide piuttosto grande e verbosa in via Santa Barbara ci ricorda di questa storia. (Cartina dagli “Annali di Livorno” di Giuseppe Vivoli)
Fronteggiava questo palazzo - unica nella popolare via Grande
la chiesa della Misericordia - già di Santa Barbara
e prima ancora duomo designato della nuova ampia Livorno Medicea
elevato su resti presumibilmente appartenuti alla memorata
pieve matrice di Santa Giulia di Porto pisano
Antica tradizione e indagine urbanistica avvertono che qui vicino al famoso scalo della laguna pisana
era il trebbio di Aldule donde si diramavano le vie per Pisa Roma e la cala di Liburna e Livorna
quivi sarebbe sorta - forse sul posto del sovente citato tempio d'Ercole e sotto il titolo di S. Maria
la prima chiesa della nostra terra che dopo la traslazione del corpo della patrona dalla Gorgona a Brescia
- operata da re Desiderio dei Longobardi intorno all'anno 762 - troviamo nominata S. Giulia di Trebialdule
in essa Adelchi avrebbe implorato protezione da qui salpando esule per Costantinopoli
nel 1286 la pieve e il piviere di porto pisano andarono devastati dalle milizie di Carlo d'Angiò
sui citati resti il granduca Francesco dei Medici - il 18 giugno 1581 - prese a elevare una più ampia costruzione
perché servisse da duomo alla rinascimentale “città ideale” fondata il 28 marzo 1577 su piano del Buontalenti
allineante sulla chiesa quella che è tuttora la maggior via cittadina
sorto - con la piazza Grande - nel 1595 - l'attuale duomo “a fundamentis” la chiesa ricordata passò alla compagnia
che ha lasciato il nome a questa strada e - nel 1780 - come detto - all'arciconfraternita della Misericordia
finché colpita dalla guerra nel 1944 scomparve del tutto nel 1953
Ponevasi questo ricordo il 22 maggio 1962 - nello stesso giorno di accomiatava dalla diocesi
il vescovo S.E. Mons. Andrea Pancrazio - promosso arcivescovo di Gorizia - per la cui iniziativa fu eretto nella cattedrale
l'altare per accogliere le reliquie della santa patrona ritornati dopo dodici secoli
la chiesa della Misericordia - già di Santa Barbara
e prima ancora duomo designato della nuova ampia Livorno Medicea
elevato su resti presumibilmente appartenuti alla memorata
pieve matrice di Santa Giulia di Porto pisano
Antica tradizione e indagine urbanistica avvertono che qui vicino al famoso scalo della laguna pisana
era il trebbio di Aldule donde si diramavano le vie per Pisa Roma e la cala di Liburna e Livorna
quivi sarebbe sorta - forse sul posto del sovente citato tempio d'Ercole e sotto il titolo di S. Maria
la prima chiesa della nostra terra che dopo la traslazione del corpo della patrona dalla Gorgona a Brescia
- operata da re Desiderio dei Longobardi intorno all'anno 762 - troviamo nominata S. Giulia di Trebialdule
in essa Adelchi avrebbe implorato protezione da qui salpando esule per Costantinopoli
nel 1286 la pieve e il piviere di porto pisano andarono devastati dalle milizie di Carlo d'Angiò
sui citati resti il granduca Francesco dei Medici - il 18 giugno 1581 - prese a elevare una più ampia costruzione
perché servisse da duomo alla rinascimentale “città ideale” fondata il 28 marzo 1577 su piano del Buontalenti
allineante sulla chiesa quella che è tuttora la maggior via cittadina
sorto - con la piazza Grande - nel 1595 - l'attuale duomo “a fundamentis” la chiesa ricordata passò alla compagnia
che ha lasciato il nome a questa strada e - nel 1780 - come detto - all'arciconfraternita della Misericordia
finché colpita dalla guerra nel 1944 scomparve del tutto nel 1953
Ponevasi questo ricordo il 22 maggio 1962 - nello stesso giorno di accomiatava dalla diocesi
il vescovo S.E. Mons. Andrea Pancrazio - promosso arcivescovo di Gorizia - per la cui iniziativa fu eretto nella cattedrale
l'altare per accogliere le reliquie della santa patrona ritornati dopo dodici secoli
Link esterni: Un documento inedito del 1160 (in latino)