
“Inglis gen'lman?” chiese con un gran sorriso educato.
Annuii, forse senza molta fiducia.
“You come my boat, sair — ver good boat”
Riflettei un momento. La faccia mefistofelica di cui non mi fidavo affatto a riposo si animò e sembrò illuminarsi con una dose aggiunta del latte della gentilezza umana. Non sapevo se era una decisione saggia, ma avrei preso la sua barca.
Gli urlai “All right!”
“Au'ri! Au’ri!” rispose con grande entusiasmo e in paio di minuti era sul ponte ad impadronirsi delle mie borse mentre dava eccitato istruzioni relative ai miei bauli.
Arrivammo a terra senza inconvenienti e come per magia apparve sul molo una carrozza di gradimento della mia guida. Mi fu impedito ostentatamente di pagare un pezzo da cinque franchi d'argento al battelliere che, arrabbiato e perplesso, si dovette accontentare di due. A questo punto sorse il difficile problema di come ricompensarlo con una mancia. Perplesso mi passai fra le dita diverse monete e finalmente tenni pronto il pezzo da cinque franchi che la mia guida mi aveva fatto risparmiare.
“What hotel you go to, gen'lman?”
Glielo dissi e tentai di passargli di nascosto i cinque franchi, ma lui respinse educatamente il mio braccio, mi forzò gentilmente dentro la carrozza ed in un batter d'occhio si sedette accanto al cocchiere.
All'albergo salì nella mia stanza dove allegramente e con pazienza disfece i miei bagagli.
“No spend silver moneys here,” disse confidenzialmente “sell silver moneys and spend paper moneys. Me show Mister t'morr' mawnin'.” Di nuovo cercai i cinque franchi, ma lui era già alla porta congedandosi con un solenne “goo'-bye, sair!” Il non riuscire a passargli quella particolare mancia fu solo la prima di una serie di sconfitte rimediate nel tentativo di ricompensare i suoi leali e preziosi servigi.
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Montgomery Carmichael, “In Tuscany”
John Murray, London 1901
Vedi anche: In Toscana - Livorno “la Cara”