domenica 25 settembre 2011

Il mio factotum gratis

Montgomery Carmichael fu ufficiale consolare e poi console a Livorno dal 1890 al 1922. Dopo la pensione continuò a risiedervi fino alla morte, nel 1936. Pubblicò il suo Tuscan Towns, Tuscan Types and the Tuscan Tongue nel 1901. Questa è il primo di tre post tratti da un capitolo del libro che descrive il suo primo arrivo in una Livorno di fine Ottocento.

Vecchia cartolina, Porto Mediceo, LivornoÈ stata la prima conoscenza che ho fatto in Toscana. Mi stavo affacciando al parapetto del vapore guardando lo sciame di barche che lo circondavano. Non conoscevo una sola parola di toscano e mi stavo chiedendo in che modo sarei riuscito a raggiungere la riva con il mio bagaglio e di quanto sarei stato defraudato nel farlo, quando un occhio scuro e limpido colse il mio sguardo da una barca sottostante. Apparteneva ad una creatura magra in un vestito di serge blu, con la faccia di un Mefistofele ed il portamento e le maniere di un Arcangelo. Dalla sua bocca usciva (O dolce suono!) un inglese - strampalato è vero - ma comprensibile con uno sforzo.
“Inglis gen'lman?” chiese con un gran sorriso educato.
Annuii, forse senza molta fiducia.
“You come my boat, sair — ver good boat”
Riflettei un momento. La faccia mefistofelica di cui non mi fidavo affatto a riposo si animò e sembrò illuminarsi con una dose aggiunta del latte della gentilezza umana. Non sapevo se era una decisione saggia, ma avrei preso la sua barca.
Gli urlai “All right!”
“Au'ri! Au’ri!” rispose con grande entusiasmo e in paio di minuti era sul ponte ad impadronirsi delle mie borse mentre dava eccitato istruzioni relative ai miei bauli.
Arrivammo a terra senza inconvenienti e come per magia apparve sul molo una carrozza di gradimento della mia guida. Mi fu impedito ostentatamente di pagare un pezzo da cinque franchi d'argento al battelliere che, arrabbiato e perplesso, si dovette accontentare di due. A questo punto sorse il difficile problema di come ricompensarlo con una mancia. Perplesso mi passai fra le dita diverse monete e finalmente tenni pronto il pezzo da cinque franchi che la mia guida mi aveva fatto risparmiare.
“What hotel you go to, gen'lman?”
Glielo dissi e tentai di passargli di nascosto i cinque franchi, ma lui respinse educatamente il mio braccio, mi forzò gentilmente dentro la carrozza ed in un batter d'occhio si sedette accanto al cocchiere.
All'albergo salì nella mia stanza dove allegramente e con pazienza disfece i miei bagagli.
“No spend silver moneys here,” disse confidenzialmente “sell silver moneys and spend paper moneys. Me show Mister t'morr' mawnin'.” Di nuovo cercai i cinque franchi, ma lui era già alla porta congedandosi con un solenne “goo'-bye, sair!” Il non riuscire a passargli quella particolare mancia fu solo la prima di una serie di sconfitte rimediate nel tentativo di ricompensare i suoi leali e preziosi servigi.

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Montgomery Carmichael, “In Tuscany”
John Murray, London 1901


Vedi anche: In Toscana - Livorno “la Cara”